Presso la corte di Francia

A Corte fu accolto con grande rispetto, col re ebbe numerosi colloqui, per lo più miranti a far accettare al sovrano l’ineluttabilità della condizione umana, uguale per tutti, e per quante insistenze facesse il re di fare qualcosa per guarirlo, Francesco rimase coerentemente sulla sua posizione, giungendo alla fine a convincerlo ad accettare la morte imminente, che avvenne nel 1482, dopo aver risolto le divergenze in corso con la Chiesa.
Dopo la morte di Luigi XI, il frate che viveva in una misera cella, chiese di poter ritornare in Calabria, ma la reggente Anna di Beaujeu e poi anche il re Carlo VIII (1470-1498) si opposero, considerandolo loro consigliere e direttore spirituale.
Giocoforza dovette accettare quest’ultimo sacrificio di vivere il resto della sua vita in Francia; qui promosse la diffusione del suo Ordine, perfezionò la Regola dei suoi frati “Minimi”, approvata definitivamente nel 1496 da papa Alessandro VI, fondò il Secondo Ordine e il Terzo riservato ai laici, iniziò la devozione dei Tredici Venerdì consecutivi.
La sua persona diventò un punto di riferimento in Francia, per quanti desideravano ardentemente la riforma della Chiesa. Il suo stile di vita incarnava i valori della semplicità evangelica, del superamento della mondanità e della secolarizzazione, considerati i mali dominanti della Chiesa del tempo.
Gli spiriti più attenti guardano a lui.
SostieneCarlo VIII nelle sue iniziative riformiste, come l'Assemblea per la riforma della Chiesa in Francia del 1493, celebrata proprio a Tours, durante la quale, anche se indirettamente, egli è punto di riferimento, anche da parte di coloro che non vedono di buon occhio la sua presenza in Francia e la sua fondazione. Il dono da parte del re di un terreno accanto al castello reale a Tours fa prendere a Francesco la decisione di iniziare la vita dell'Ordine anche in Francia, ove cominciano ad arrivare i primi seguaci.
Alcuni di essi vengono da altre esperienze religiose, desiderosi di vivere la penitenza evangelica con quel rigore con il quale la viveva Francesco, consapevoli così di collaborare alla riforma della Chiesa.
Tra questi è da ricordare il benedettino p. Francesco Binet (che divenne poi il primo correttore generale dopo la morte di S. Francesco), il francescano p. Pietro Gebert (religioso dell'osservanza, molto colto), l'eremita spagnolo di Montserrat p. Bemardo Buyl (che si accompagnò a Colombo nel suo secondo viaggio nelle Americhe come primo vicario apostolico).