La sua nascita è attribuita ad una grazia particolare di Dio, chiesta per intercessione di S. Francesco d'Assisi, verso il quale i religiosissimi genitori avevano molta devozione. Riconoscenti, i giubilanti genitori lo chiamano quindi Francesco, ma la gioia della nascita è segnata subito dal dolore, perché il piccolo si ammala gravemente ad un occhio, tanto che rischia addirittura la vita.
I genitori si rivolgono di nuovo al Santo d'Assisi, chiedendo un nuovo intervento miracoloso e promettendo di inviare il piccolo, una volta raggiunta l'età richiesta, come oblato in un convento francescano. Anche in questa occasione la loro preghiera è esaudita.
L'educazione del piccolo Francesco avviene nel contesto di una religiosità popolare vissuta intensamente dai genitori. Sono essi a curarne l'educazione religiosa, soprattutto con l'esempio di una vita cristiana irreprensibile, segnata da rigorose penitenze, tra le quali l'osservanza per tutto l'anno del rigoroso regime ascetico della Quaresima.
Certamente il piccolo ha avuto anche la possibilità di una formazione culturale, anche se bisogna escludere una educazione sistematica in tal senso. Imparò a leggere e scrivere verso i 13 anni, quando i genitori, volendo esaudire il voto fatto a S. Francesco, lo portano al convento dei Francescani di San Marco Argentano, a nord di Cosenza.
È stato per Francesco un anno importante e decisivo per la scelta futura di vita. L'esempio dei buoni frati lo ha fatto crescere in quella pietà religiosa che gli avevano insegnato già i suoi genitori.
È stato per Francesco un anno importante e decisivo per la scelta futura di vita. L'esempio dei buoni frati lo ha fatto crescere in quella pietà religiosa che gli avevano insegnato già i suoi genitori.
Egli dà i primi segni della sua santità: è molto pio e diligente, prega molto, anche di notte, è servizievole, accettando di compiere i servizi umili della casa.
Forse perché educato così dai genitori, a differenza dei frati, egli pratica l'astinenza quaresimale, non mangiando carne e i derivati da essa.
Inoltre stupisce i frati dormendo per terra, con continui digiuni e preghiera intensa e ben pesto si comincia a raccontare di prodigi straordinari come quando, assorto in preghiera in chiesa, dimentica di accendere il fuoco sotto la pentola dei legumi per il pranzo dei frati e allora, tutto confuso, corre in cucina dove, con un segno di croce, accende il fuoco di legna e dopo pochi istanti i legumi sono cotti.
Un’altra volta dimentica di mettere le carbonelle accese nel turibolo dell’incenso e, alle rimostranze del sacrestano, va a prenderle ma, non avendo un recipiente adatto, le depone nel lembo della tonaca senza che la stoffa si bruci.