I primi Monasteri al di fuori di Paola

La fama della sua santità si è diffusa in tutto il regno di Napoli.
La gente non si limita più ad andare a Paola, adesso invita Francesco a recarsi nei loro paesi per fondarvi nuovi romitori.
Cominciano così i viaggi dell'Eremita per la Calabria: a Paterno Calabro, a Spezzano, a Corigliano, ove fonda altri romitori che sono abitati dai suoi seguaci. Si ripetono, dovunque va, l'entusiasmo e la collaborazione della gente, i miracoli a beneficio di malati e di bisognosi in genere, l'opera sociale e religiosa, l'apostolato di conversione.
Ma, dopo i conventi della Calabria, S. Francesco per rispondere alle richieste della gente di Milazzo, si reca in Sicilia. Nel viaggio è accolto sempre dalla gente con grande entusiasmo e gioia. Egli passa benedicendo e richiamando la gente a vivere con fedeltà la vita cristiana.
Tutti ammirano il suo tenore di vita: povertà, preghiera profonda, digiuni e astinenza, semplicità e umiltà, fermezza, delicatezza di animo, accoglienza e grande disponibilità. Colpisce tutto, soprattutto il suo volto, dal quale traspare l'intima unione con Dio. Di lui poi, dopo la morte scriveranno: o pregava o dava l'impressione dell'orante.
Non mancano neanche i prodigi come la moltiplicazione dei pani al passo di Borrello e, soprattutto, il passaggio dello stretto di Messina sul suo mantello dalla sponda di Catona fino a Messina.
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Gli era stato chiesto di avviare una comunità anche a Milazzo in Sicilia e pertanto, con due confratelli, si accinse ad attraversare lo Stretto di Messina.
Qui chiese ad un pescatore se per amor di Dio l’avesse traghettato all’altra sponda, ma questi rifiutò, visto che non potevano pagarlo; senza scomporsi Francesco legò un bordo del mantello al bastone, vi salì sopra con i due frati e attraversò lo Stretto con quella barca a vela improvvisata.
Il miracolo, fra i più clamorosi di quelli operati da Francesco, fu in seguito confermato da testimoni oculari, compreso il pescatore Pietro Colosa di Catona, piccolo porto della costa calabra, che si rammaricava e non si dava pace per il suo rifiuto.
Ma i prodigi non finiscono; sulla strada verso Milazzo fa tornare in vita un uomo che era stato impiccato e sempre qui si moltiplicano i miracoli durante la costruzione della chiesa e del romitorio.
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Risanava gli infermi, aiutava i bisognosi, risuscitò il suo nipote Nicola, giovane figlio della sorella Brigida, anche suo padre Giacomo Alessio, rimasto vedovo, entrò a far parte degli eremiti, diventando discepolo di suo figlio fino alla morte. Francesco alzava spesso la voce contro i potenti in favore degli oppressi, le sue prediche e invettive erano violente, per cui fu ritenuto pericoloso e sovversivo dal re di Napoli Ferdinando I (detto Ferrante) d’Aragona, che mandò i suoi soldati per farlo zittire, ma essi non poterono fare niente, perché il santo eremita si rendeva invisibile ai loro occhi; il re alla fine si calmò, diede disposizione che Francesco poteva aprire quanti conventi volesse, anzi lo invitò ad aprirne uno a Napoli (un altro era stato già aperto nel 1480 a Castellammare di Stabia. A Napoli giunsero due fraticelli che si sistemarono in una cappella campestre, là dove poi nel 1846 venne costruita la grande, scenografica, reale Basilica di S. Francesco da Paola, nella celebre Piazza del Plebiscito.